Testimonianza N° 20

MySelf

Caro amico,
tu che deliberatamente mi parli al maschile mentre io sono una donna, dimmi: cosa speri di ottenere? Pensi forse di ridurmi a qualcosa che non sono? Pensi che denigrandomi e offendendomi io mi senta svalutata? Pensi che parlando male di me alle mie spalle io possa crollare o sparire? Pensi che il peso della tua volontà possa riscrivere la mia identità, cancellare ciò che sono?
Pensi forse che tu, che per me sei un Signor Nessuno, possa forse riuscire a farmi sentire sbagliata?
Sai cosa significa per me ogni tua parola al maschile? Non è solo un errore. È un affronto. È un modo per dirmi che, agli occhi tuoi, la mia identità non vale nulla. Ma ascolta bene: il tuo giudizio non definisce il mio valore. Io sono forte. Forte abbastanza da portare avanti chi sono, da correggerti, da farmi valere. Forte abbastanza da non lasciarmi piegare dalla tua ignoranza o dal tuo pregiudizio.
Non credere che non capisca il gioco. Lo fai apposta. Lo fai per ferirmi, per ricordarmi che nella tua testa io non sono mai abbastanza. Non abbastanza donna per essere vista come tale. Non abbastanza forte per oppormi al tuo disprezzo travestito da
“sviste” o “abitudini”.

Taylor