Roberta Rosin e Gianmarco Pulcini, referenti ONIG della Commissione Sport hanno emesso questo comunicato stampa sull’importanza dell’inclusività in ambito sportivo per le persone T*
Comunicato: Olimpiadi e Sport
Napoli, il 20.09.2024
L’Osservatorio Nazionale Identità di Genere (ONIG),
in quanto associazione impegnata nella promozione della salute e tutela dei diritti delle persone TGD (Transgender Gender Diverse), esprime forte dissenso per i recenti episodi di discriminazione che hanno coinvolto atlete intersex e transgender in competizioni sportive nazionali e internazionali. Il 26 settembre 2023 la Camera dei deputati italiana ha terminato l’iter legislativo n. 715-B, modificando l’art. 33 della Costituzione italiana e introducendo un nuovo comma in cui viene riconosciuto il valore educativo, sociale e di promozione del benessere dello sport. Nonostante questo, i recenti avvenimenti sportivi mostrano come ancora persistono esclusioni ingiustificate basate su caratteristiche biologiche o identità di genere.
Ricordiamo che, come stabilito dalla Carta Olimpica (2020) e dalle dichiarazioni delle Nazioni Unite (2011), lo sport è un diritto umano fondamentale che appartiene a tutte le persone indipendentemente da genere, orientamento sessuale, identità di genere o caratteristiche fisiche. Lo sport deve essere un mezzo di inclusione, uguaglianza e miglioramento della qualità della vita, non un ambito in cui discriminazioni e pregiudizi trovano spazio.
Il caso di Imane Khelif, pugile algerina finita al centro del dibattito mediatico italiano e internazionale dopo l’incontro con l’italiana Angela Carini ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, rappresenta un esempio eclatante di discriminazione basata su test di idoneità di genere. La Commissione Malattie Rare della Società Italiana di Endocrinologia ha spiegato che la sindrome di resistenza agli androgeni è una rara condizione in cui si hanno alti livelli di testosterone nel sangue senza conseguenti effetti biologici significativi, incluse le prestazioni sportive. Sebbene non ci siano conferme cliniche a riguardo per Imane Khelif, non dovrebbe essere necessario ricordare che è cruciale affrontare tali questioni con rigore scientifico e senza pregiudizi ideologici o speculazioni politiche.
La vicenda di Valentina Petrillo, prima atleta transgender a competere ai Giochi Paralimpici nel suo genere di elezione, ha sollevato polemiche infondate sui presunti vantaggi fisici delle atlete transgender nelle competizioni sportive. Le prove scientifiche in questo campo sono ancora estremamente limitate per l’esiguo numero di quest3 atlet3, che non costituisce un campione sufficientemente rappresentativo per studi di rilevanza statistica. Eric Vilain (2019), genetista e consulente del CIO (Comitato Olimpico Internazionale), afferma che i presunti vantaggi degli atleti e delle atlete transgender non sono necessariamente da considerare ingiusti, poiché vantaggi biologici possono verificarsi anche tra gli atlet3 cisgender. Anzi, James Barrett (2018), direttore della Adult Gender Identity Clinic di Londra, osserva che le atlete transgender potrebbero avere svantaggi dovuti alla loro muscolatura più consistente che potrebbe influenzare negativamente la resistenza o la velocità in determinate discipline sportive.
Tuttavia, sfruttando l’attuale situazione di incertezza, molte federazioni scelgono di escludere gli atleti e le atlete transgender dalle competizioni, evitando così di affrontare quello che, secondo l’organizzazione di Human Rights Watch, è un dovere intrinseco: la tutela dei diritti di tutt3 l3 atlet3.
Questi episodi si inseriscono in un contesto globale che vede casi analoghi precedenti, come quello dell’atleta sudafricana Caster Semenya che, nel 2009, per le sue caratteristiche iperandrogene, ha affrontato discriminazioni simili, combattendo contro decisioni che l’hanno vista costretta a dover scegliere tra il doversi sottoporre a invasivi trattamenti ormonali o la sua carriera sportiva.
Facciamo appello alle istituzioni sportive nazionali e internazionali affinché adottino politiche più inclusive, basate su principi di uguaglianza, rispetto e giustizia, garantendo a tutte le atlete e gli atleti il diritto di competere senza discriminazioni di identità di genere o caratteristiche biologiche. Riconosciamo i progressi fatti, ma ribadiamo la necessità di un ulteriore impegno per promuovere un vero diritto allo sport per tutti e tutte.
Chiediamo all’Ordine dei Giornalisti di promuovere una diffusione di notizie basata su dati verificati e di incoraggiare l’uso di un linguaggio privo di stereotipi di genere e discriminazioni. Il ruolo dei media è cruciale nel plasmare l’opinione pubblica. Solo attraverso un’informazione corretta e sensibile possiamo combattere pregiudizi e promuovere una cultura sportiva autenticamente equa.
Lo sport deve essere un’opportunità di crescita personale e comunitaria, di confronto e di amicizia, non un terreno di esclusione. Chiediamo un cambiamento che sia in linea con i diritti umani fondamentali e con i valori sportivi di lealtà, inclusione e rispetto.
Commissione Sport ONIG
Roberta Rosin – Gianmarco Pulcin