Testimonianza N°14

Cosa mi ha fatto la scuola

Mi chiamo Chiara, sono una ragazza transgender ed ho sempre avuto un terribile rapporto con la realtà scolastica, però sono riuscita a superare la scuola e mi sento finalmente libera.
Fin da piccola mi sono sentita una bambina, senza alcun dubbio, questo mi ha portata a vivere piuttosto male l’infanzia, la pubertà e più o meno tutto il mio percorso scolastico.
Potevo essere categorizzata come l’alunna “invisibile”, l’alunna per la quale i maestri non hanno niente da dire ma non saranno mai soddisfatti, ai loro occhi trascurabile: in grado di qualsiasi cosa, ma non abbastanza per aiutarla a migliorare.
Sentendo questa mancanza di attenzione, durante le scuole materne ed elementari, ho tentato di attirare le attenzioni dei miei insegnanti, con scarsi risultati; nemmeno subire bullismo ha aiutato a rendermi visibile.
Arrivata alle medie, ho realizzato cosa la società si aspettava da una persona biologicamente nata maschio, introducendomi a nuovi problemi fabbricati dalla società patriarcale nella quale ci troviamo, i quali funsero come nuovi insulti nei miei confronti, questa volta non solo dai miei compagni, ma anche dai professori: sei debole, sei effemminato, sei troppo timido; essenzialmente qualunque mia caratteristica stereotipicamente associata ad una persona assegnata femmina alla nascita era spunto per ridicolizzarmi. Nonostante ciò, sono riuscita a credere in me stessa abbastanza per sopravvivere alla scuola, con alti e bassi, bassi molto pesanti e colmati da pensieri di scomparire, di abbandonare tutto e smettere di provare a vivere.
Attorno a questo periodo, l’Intenet mi ha introdotta alla comunità LGBT e ho iniziato il mio percorso di scoperta, il quale è stato altrettanto confuso ed impegnativo, ma finalmente avevo un rifugio composto da persone come me.
A tredici anni la mia relazione con l’istituto scolastico ha preso una piega irreversibile: era durante una gita, la mia classe stava per tornare all’autobus ed avevano deciso di fare la foto di classe, un momento di legame ed amicizia; io ero in bagno, nessuno mi ha cercata, si erano dimenticati di me, quello che ho visto, uscita dal bagno, era la mia classe, guidata dall’insegnante, che stava andando via, ho dovuto correre per raggiungerli. Per puro caso, non hanno abbandonato una me tredicenne con ansia sociale, in un luogo sconosciuto, circondata da persone mai viste prima. Ovviamente
quella foto rimase come l’immagine del gruppo WhatsApp della mia classe per il resto dell’anno.
Quel giorno ho perso ogni fiducia nella scuola.
Ho vissuto il resto della scuola media con disinteresse e dedicandogli il minimo indispensabile per fuggire; ciò nonostante, passando alle superiori avevo mantenuto la mia positività e la speranza di essere in un contesto più maturo, nel quale sarei stata trattata con maggiore rispetto, senza essere ridicolizzata dai miei compagni; avevo ragione, ora erano i miei insegnanti a farmi sentire inferiore ed insignificante.
Arrivata alle superiori, ero riuscita ad avere la sufficiente autostima per non dare alcuna importanza a come la scuola mi interpretava e gli insulti degli insegnanti, celati sotto una vaga idea di critica costruttiva sul mio carattere, non mi abbattevano più; la mia fonte di stress era data dalla semplice idea della bocciatura, la mia nemesi, la sola idea di dover ripetere un anno mi causava di sprofondare in un oceano tempestoso di odio, sofferenza e pensieri autolesionistici (i quali, fortunatamente, rimasero soltanto pensieri).
Per i primi due anni, ho avuto una grande professoressa, che fu un vero e proprio modello: era una donna saggia, con un grandioso senso della moda e forte, era la professoressa temuta da tutti perché le sue interrogazioni erano un po’ difficili, nonostante, la vera fonte di odio nei suoi confronti era il semplice fatto di essere una donna con alte aspettative per i suoi studenti. Questa insegnante mi ha trasmesso amore e rispetto ed ha aiutato la mia autostima esponenzialmente.
Nel corso delle superiori, iniziai a concepire di essere transgender: la pubertà era la fonte di realizzazione più grande, tra i cambiamenti fisiologici e l’atteggiamento col quale il mondo si relazionava a me, odiavo attivamente essere vista come ragazzo, capii che forse il mio sentore di essere femminile era molto più che solo una caratteristica; questo mi ha portata a ricercare online e scoprire il mondo di essere trans, con le sue varie esperienze e sfaccettature, assieme a delle lezioni indirette di inglese, dato che era molto più difficile trovare le informazioni in italiano.
Avendo fatto il liceo artistico, arrivata alla terza superiore, ho dovuto scegliere un indirizzo artistico specifico, assieme quindi a cambiare classe, formata da altri ragazzi con lo stesso interesse per la materia. In questi 3 anni, ho fatto amicizia con un gruppo di ragazzi, tra i quali un ragazzo trans e ho potuto essere me stessa apertamente, talmente tanto che in quel periodo ho fatto il tanto temuto coming out, alla mia classe, ad i miei amici ed i miei genitori, tutti con le loro proprie reazioni, però tutte in connotazione di supporto e positivo.
Mentre la mia vita personale e la mia relazione con me stessa migliorava, la mia relazione con la scuola peggiorava: pessimi insegnanti, stress e la onnipresente sensazione di aver raggiunto il mio limite di sopportazione; un’insegnante in particolare, dopo aver scoperto che io ed uno dei miei amici eravamo trans, si aspettava che condividessimo con lei ogni nostro problema, aspettandosi incontri con genitori, quando non sapeva nemmeno se i nostri genitori erano al corrente di come ci identificavamo. Il comportamento di questa insegnante, assieme al normale stress causato da altri insegnanti e la loro mancanza di professionalità, mi ha portata ad un punto dove quasi ogni giorno volevo esplodere in faccia ad i miei prof.
Sono sopravvissuta fino all’esame, venire bocciati era fuori discussione: principalmente perché avevo avuto un buon percorso scolastico, ma inoltre perché era chiaro che gli insegnanti non volessero bocciare nessuno; nonostante quello che mi diceva la razionalità, avevo comunque ansia di dover rivivere tutto quanto un’ennesima volta, talmente tanto da decidere, nei miei momenti peggiori prima dell’esame orale, che avrei preso misure drastiche nell’eventualità nella quale sarei potuta essere bocciata.
Però nulla di ciò successe, venni promossa ed ero libera, potevo vivere; ora ho preso un anno sabbatico per la mia salute mentale e ho cominciato il lungo processo di transizione sociale e fisica.
Guardando indietro alla mia relazione con la scuola non penso cambierei nulla, mi ha resa chi sono ora e chi sarò in futuro.